L’imprenditore in crisi e la ricerca della verità

Quando entri in contatto con un imprenditore in crisi, che ha avuto ancora la forza di chiamare il Telefono Arancione, e cerchi di comprendere la sua disperazione, sai che dentro di sé quella persona è profondamente frustrata e si accusa di ogni colpa che ha condotto la sua famiglia, ma anche quella dei suoi dipendenti, in un tremendo vicolo cieco. Non ha in quel momento nemmeno il coraggio di spiegare, vuole chiudere in maniera tombale il problema, cancellando sé stesso. Questo è il primo impatto e qui si può forse arrivare ancora in tempo ad abbracciare l’uomo. Occorre saper stare a fianco in silenzio, saper fornire un appoggio alla famiglia, che non sa cosa poter fare, come agire. Poco dopo, l’imprenditore forse si accorge della presenza di un amico, che aiuta la sua famiglia e forse trova la forza di risvegliarsi un po’, di aprire gli occhi e di ascoltare. Questo è il secondo momento nella rinascita, ma deve avere uno sbocco rapido.

L’operatore del Telefono Arancione sa che deve in breve “toccare i temi” veri e riprendere in mano con una buona ricostruzione la genesi dei problemi. Se l’operatore è anche un tecnico preparato, sa che può affiancare l’imprenditore nel contattare il commercialista o la banca che lo incalza, i fornitori che bussano per incassare, i clienti che non sanno cosa ancora attendersi. Ma la prima necessità è quella di “chiarire bene” e con onestà lo stato delle cose, le situazioni reali. Esiste forse una contabilità condotta in parte internamente all’azienda, generalmente poi affidata a un commercialista, mai aggiornata in tempo reale e  senza dati certi per far fronte a banche, creditori e debitori. A questo punto l’imprenditore non ha nemmeno in mano un partitario clienti e fornitori aggiornato o uno scadenziario.

La maggiore difficoltà si ha quando l’imprenditore non riconosce la contabilità rispondente alle situazioni reali e qui si passa a un punto successivo, ancor più delicato. La contabilità quadra con gli estratti conto banca, questo dice il commercialista, ma l’imprenditore non riconosce l’esattezza del quadro che ha in mente. L’operatore del Telefono Arancione a questo punto sa che inizia la fase della “verità”, quella che sta nel profondo del senso di colpa dell’imprenditore. Fatture emesse nei riguardi dei clienti e scontate, per creare liquidità?  Fatture acconto su contratti, per opere ancora da compiere? Pagamenti ricevuti e non versati sul conto banca? Fornitori in parte pagati, ma senza fattura? È qui che si cela il grande disagio, quello più profondo e di conseguenza il senso di colpa. Chiarezze che mancano, ma che ora devono trovare risposte, perché si cela il pericolo di una verifica di fronte a un concordato, dove le responsabilità, anche penali, accrescono enormemente. Questo è anche il ruolo del Telefono Arancione: l’aiuto nella verità, per accompagnare l’imprenditore a liberarsi dei sensi di colpa e delle paure, iniziando il lungo e spesso doloroso ma possibile cammino della rinascita.

Alberto Berger
Presidente Ucid Bolzano

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